Si è appena conclusa a Parigi, alla Fondation Cartier pour l’Art Contemporain, una inedita mostra della pittrice australiana Sally Gabori. La fondazione ha riunito 30 opere ritenute tra le più rappresentative dell’artista ricorrendo a prestiti dei più grandi musei australiani.

Considerata come una delle più grandi artiste contemporanee australiane dell’ultimo ventennio, Sally Gabori ha iniziato a dipingere nel 2005, all’étà di 80 e in pochissimo tempo la sua fama si è diffusa in tutto il mondo. Scomparsa nel 2015, la pittrice ha dato vita a oltre 2000 tele dando testimonanza di una rara intensità creativa che non è debitrice di nessun’altra corrente pittorica.






Mirdidingkingathi Juwaenda Sally Gabori è nata intorno al 1924 sull’Isola Bentinck a nord dell’Australia nella comunità aborigena dei kaiadilt, di lingua kayardilt. Popolata da soli 125 abitanti, l’isola è stata a lungo isolata preservando cosi le proprie tradizioni fino a quando, nel 1948, la popolazione – i 63 individui sopravvissuti – fu costretta all’esilio nella vicina isola di Mornington, sede di una missione della Chiesa presbiteriana, a causa di un ciclone devastatore. Verso gli 80 anni, Sally Gabor si reca per la prima volta al centro d’arte du Mornington: questo primo contatto con la pittura è stato come una folgorazione per l’artista, che ha iniziato a dipingere diverse tele al giorno fino alla sua morte.



In apparenza astratti, i dipinti di Sally Gabori celebrano l’isola natale, i fenomeni naturali e metereologici, il mare, la terra, il cielo e le persone significative nella vita dell’artista. Le sue opere costituiscono quindi dei riferimenti topografici e dei racconti dal significato profondo che affondano le radici nella memoria collettiva di un popolo e nella sua cosmogonia. Testimonianza di un immaginario dagli orizzonti illimitati e di una impressionante libertà formale, le tele combinano colori, vivi e materici, e forme.
Per immergervi nella vita e nelle opere dell’artista potete consultare il progetto ideato dalla Fondation Cartier a questo link.
Ecco la mia terra, il mio mare, quella che sono.
Sally Gabori