“Horti urbani” : Parigi città green

Questo articolo sulle realtà green di Pargi è frutto di un mio intervento nel podcast di Enrico Della, “Life in the Garden”. Quando mi è stato chiesto di parlare delle pratiche “green” messe in atto dalla città di Parigi, dove vivo da alcuni anni, ho accettato subito: sono temi che mi stanno a cuore da sempre e mi sto rendendo conto che finalmente se ne comincia a parlare in maniera seria. 

Sempre di più e sempre più spesso ormai ci troviamo confrontati al problema del cambiamento climatico, all’urgenza di un modo di vita più sostenibile, ai bisogni di una società che ha perso il contatto con se stessa e con il pianeta. E il grido dei ragazzi del friday for future “There is no Planet B” “non c’è un pianeta B, un pianeta numero 2” è rivelatore di questa urgenza ma anche della consapevolezza che bisogna cambiare qualcosa. E tutto questo penso meriti una riflessione, senza dubbio, ma anche un passaggio all’azione. Ritengo che davvero ognuno possa fare la sua parte: non si tratta di stravolgere il proprio modo di vita ma di compiere, ognuno in base alle proprie possibilità, quel che può. 

Do what you can, with what you have, where you are.

T. Roosevelt

Ed è qui che il coinvolgimento dei privati cittadini nella gestione del verde diventa un nodo essenziale: dopo decenni di cementificazione selvaggia, di urbanizzazione e edificazione su ogni fazzoletto di terra rimasto libero noto che sempre di più le persone hanno voglia di riappropriarsi del verde in città, di coltivare la terra, di produrre a km zero: le città europee piano piano si stanno adeguando. 

Ho la fortuna di vivere in una città, Parigi, il cui il sindaco, Anne Hidalgo, è una donna attenta all’ecologia e al sociale; nell’ultimo quinquennio il volto di Parigi si è trasformato: chilometri di piste ciclabili hanno rimpiazzato strade perennemente trafficate, tetti di aziende sono stati riconvertiti in orti urbani, nuovi spazi verdi sono sorti in tutti i quartieri della città. 

Ma al di là di questi grandi lavori pubblici che richiedono uno sforzo economico e decisionale da parte della Politica, la città ha deciso di affidarsi anche al senso di responsabilità dei cittadini per molte altre iniziative riguardanti il verde in città.

Trovo molto originale l’iniziativa per cui i cittadini che lo desiderano possono richiedere gratuitamente delle aiuole da coltivare lungo la strada: questo dispositivo si chiama “Permis de végetaliser” ovvero “Permesso di vegetalizzare” e consente di coltivare la propria aiuola sotto casa, di piantarci fiori, piante, erbe aromatiche, preferibilmente autoctone e mellifere per incentivare la biodiversità in contesto urbano. Inoltre, è fatto divieto assoluto di usare qualsiasi tipo di plastica nell’ottica di una massima sostenibilità. La procedura per chiedere un’aiuola è molto semplice: si fa tutto su internet sul portale del comune. Una volta ottenuto il permesso, i cittadini possono recarsi alla Maison du Jardinage (Casa del Giardinaggio), gestita da impiegati comunali, per ricevere gratuitamente semi, bulbi, terra e tutte le informazioni utili per dare vita a questo angolo verde lungo il proprio boulevard. I cittadini possono anche partecipare alle conferenze gratuite organizzate dalla Casa del Giardinaggio. E su instagram, ogni venerdi, i giardinieri del comune fanno una “diretta” per rispondere a tutte le domande dei privati cittadini. In Italia questo dispositivo non è diffuso se non in piccole e isolate realtà: è il caso di alcuni quartieri di Bologna nei quali l’iniziativa “Adotta un’aiuola” ha preso piede grazie alla volontà e perseveranza di alcuni cittadini innamorati del verde.

Per saperne di più sul “Permis de Végetaliser” : https://www.paris.fr/pages/un-permis-pour-vegetaliser-paris-2689

È da poco passato il Natale e c’è un’altra iniziativa che merita di essere condivisa e esportata: si tratta del riciclaggio degli alberi di Natale. In Francia l’albero artificiale in plastica, non si usa praticamente mai: tutte le famiglie comprano l’abete vero, tagliato di fresco. Ad ogni angolo delle strade, in dicembre, potete trovare abeti di ogni misura, profumatissimi. Chiaramente alla fine del periodo delle feste si pone il problema dello smaltimento: la città organizza dei punti di raccolta degli alberi in ogni quartiere e i giardinieri del comune triturano gli alberi ormai secchi e li spargono nei parchi pubblici a guisa di pacciamatura. Tutti gli abeti che trovate in commercio sono coltivati in Francia, in Normandia soprattutto, in aziende agricole deputate alla coltivazione di alberi di natale, per cui l’intero processo diventa assolutamente sostenibile.

Per saperne di più sul riciclaggio degli alberi di Natale : https://www.paris.fr/pages/recyclons-nos-sapins-3193

I Jardins partagés, giardini condivisi, sono un’altra realtà che prospera in città: ogni quartiere ha uno o più spazi verdi affidati alle cure di giardinieri volontari, perlopiù privati cittadini appassionati di natura e giardinaggio. Io faccio parte del giardino associativo del mio quartiere e ogni settimana ci si dedica alla cura delle piante, alla potatura, alla coltivazione di frutta e verdura locali e di stagione, al compost, alla semina: l’animatrice dell’associazione, Angéline, dirige i lavori e ci insegna concretamente come ridurre la nostra impronta, il nostro impatto sull’ambiente attraverso la pratica del giardinaggio. Nel giardino condiviso c’è anche un pollaio, e degli alveari per la produzione del miele. L’idea alla base di questi “orti urbani” è quella di ricreare un’oasi in cui animali, piante e insetti possano vivere in equilibrio e autonomia e di riunire appassionati di tutte le età attorno ad un obiettivo comune. E davvero bello vedere l’impegno di tutte le generazioni in questo giardino, si creano legami di inclusione e si vince la solitudine che molti provano, soprattutto in questo periodo di pandemia. 

Le associazioni ambientaliste sono presenti su tutto il territorio nazionale: a Parigi esiste un’associazione di cittadini attenti alla biodiversità e attivi nella lotta contro i pesticidi: “Nous voulons des coquelicots” (Noi vogliamo i papaveri) si propone di riportare i papaveri in città. Ogni primavera, in concerto con il comune di Parigi, l’associazione si occupa di seminare papaveri nelle aree verdi della città. 

Per saperne di più sull’associazione “Nous voulons des coquelicots”: https://nousvoulonsdescoquelicots.org/

Gli orti urbani sui tetti di grandi immobili stanno sorgendo numerosi, in vari punti della città. I due esempi in assoluto più belli per me che sono appassionata di fiori e attenta alla loro stagionalità, sono “Plein Air”, Ferme Floricole de Paris, e la Ferme florale Urbaine. In queste fattorie floreali, rispettivamente nel XXème nel XIXème arrondissement, si coltivano solo fiori, e solo fiori locali, nel rispetto della loro stagionalità. Tutto è realizzato a mano, dalla semina alla cura alla raccolta. I fiori prodotti vengono venduti a fioristi e privati, consegnati in bicicletta in città. Nelle giornate “porte aperte” chiunque può partecipare a workshop di semina, cura delle piante e biodiversità urbana. Le parole d’ordine dell’associazione che gestisce questa e altre iniziative di agricoltura urbana sono sostenibilità, solidarietà e pedagogia. Sono le parole di cui abbiamo bisogno. 

Per saperne di più sulla prime fattorie floreali urbane di Parigi date un’occhiata al sito https://pleinair.paris/ e alla pagina Instagram @fermefloraleurbaine.

Confidando nella diffusione di queste e altre iniziative green in tutta Europa e nel Mondo, re-impariamo nel frattempo a vivere in modo slow, come anche, nostro malgrado, questa pandemia ci sta insegnando. 

Potete riascoltare il podcast di Enrico Della, dottore in botanica e giardiniere presso una dimora storica a Firenze, su Spotify, I-Tunes, Google Podcast. Nel podcast potrete volare da Parigi a Londra, negli orti urbani della capitale britannica, e in Olanda per scoprire giardini inclusivi e ristoranti impegnati a rispettare la stagionalità dei prodotti, coltivati a km zero. Ecco il link diretto 🙂

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