La lavanda è il fiore simbolo della Provenza: distese di spighe viola si susseguono per chilometri, adagiate su dolci pendii assolati.
Nonostante gli immensi lavandeti provenzali siano entrati a far parte dell’immaginario della regione, bisogna sapere che la coltivazione intensiva di questa essenza, con la relativa trasformzione del paesaggio, è stata introdotta assai recentemente, appena mezzo secolo fa.

Fino a quel momento la lavanda era perlopiù spontanea o coltivata in misura ridotta, su piccole parcelle di terreno. Le prime testimonianze relative alla raccolta e all’uso della lavanda spontanea risalgono a trattati di erboristica e farmacopea del 1300. Lo sviluppo delle facoltà di Marsiglia e Montpellier ha giocato un ruolo importante per la conoscenza delle proprietà della lavanda: le ricerche scientifiche si concentrarono in particolare sull’estrazione degli oli essenziali ritenuti efficaci nella lotta a malattie come la peste.
Ma è a partire dalla metà del 1700, con il successo crescente dei profumi di Grasse, che la domanda di lavanda si moltiplica. Contadini, donne e bambini iniziano a raccogliere la lavanda spontanea e a venderla ai parfumiers di Grasse, per compensare i magri salari ottenuti con il lavoro dei campi e l’allevamento. La lavanda diventa cosi una nuova fonte di reddito per le famiglie più modeste, pur rimanendo un’attività marginale, legata alla domanda dell’industria del profumo.



A inizio ‘900, il numero di raccoglitori di lavanda e le quantità di fiori raccolti aumentano considerevolmente: i comuni decidono allora di mettere all’asta alcuni appezzamenti demaniali. I primi esemplari coltivati risalgono al 1905: alcune piante di lavanda spontanea vengono trapiantate in campo aperto nell’ottica di una produzione su più ampia scala. Negli stessi anni vengono messe a punto nuove tecniche di lavorazione del terreno, di taleaggio e si conducono ricerche sulla resistenza alle malattie e sull’adattamento ai suoli. Nel 1928 Félix Eysseric inventa il macchinario per il taglio meccanico della lavanda. Alla lavanda fine (lavanda officinale), destinata alla farmacopea e ai profumi di lusso, si affianca allora progressivamente la coltivazione del lavandino (lavanda ibrida), meno costoso e più produttivo, destinato a prodotti detergenti.
Fino alla metà degli anni ’50 la maggior parte della lavanda era ancora raccolta manualmente e allo stato spontaneo. Se nel 1920 la percentuale di lavanda coltivata, rispetto a quella spontanea, è del 10%, nel 1959 la proporzione si inverte. All’inizio degli anni ’60 il 90% della lavanda è coltivata, complice la massiccia meccanizzazione dei processi di semina e raccolta. La trasformazione del paesagggio provenzale è compiuta.


Per godere pienamente della bellezza dei campi di lavanda in Provenza, la stagione migliore è l’inizio dell’estate, da metà giugno a fine luglio.
Ecco i luoghi più belli per ammirare la lavanda in fiore
- Plateau de Valensole
- Sault e dintorni (Vaucluse)
- Abbaye de Sénanque
- La zona di Riez, Moustiers Ste-Marie, Les gorges du Verdon e dintorni
- Per saperne di più su tutti gli itinerari della lavanda visitate il sito : https://www.routes-lavande.com/

Curiosità
La lavanda era già apprezzata e molto utilizzata dai Romani: Plinio il Vecchio considera la lavandula stoechas una pianta “preziosa” per le sue proprietà medicamentose e il suo profumo. Il termine “Lavanda” deriverebbe dal verbo latino lavare, in riferimento all’utilizzo dei fiori di lavanda per l’igiene del corpo.
Nel 1759 è creata a Grasse la corporazione dei maîtres-parfumeurs.
Esistono varie specie di lavanda che si differenziano per colore e periodo di fioritura, per fogliame, usi e resistenza. In Provenza si coltivano la Lavandula officinalis e la Lavandula Hybrida.
La Lavandula officinalis (chiamata anche Lavanda vera, Lavanda fine o Angustifolia) è utilizzata in medicina e erboristeria. Il lavandino, Lavandula hybrida, è impiegato per la preparazione di prodotti detergenti. Il Lavandino, a differenza della Lavanda vera, non fa seme perché è un ibrido, ossia un incrocio, tra lavanda vera e lavanda spica (o spigo, o latifolia). Essendo sterile si può riprodurre solo per talea. La sua creazione risale agli anni ’50 quando l’industria di prodotti detergenti faceva grande richiesta di olio essenziale. Il suo profumo è molto più forte di quello della lavanda vera ed è perfetto per i sacchettini profuma-biancheria.
Ci vogliono circa 200 kg di fiori freschi per produrre un solo litro di olio essenziale di lavanda.

